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Proposta di un nuovo campione di riferimento cromatico come strumento per la fotografia di indagine

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32º Convegno Annuale della JSCCP
⚪︎S Hamaya

Introduzione

Nel campo della conservazione e del restauro, la fotografia di indagine viene spesso utilizzata per stimare i materiali e le tecniche applicate alle opere pittoriche. In questi casi, si ricorre talvolta all’uso di campioni di riferimento cromatico realizzati con materiali pittorici come indicatori visivi. Tuttavia, sebbene siano già stati condotti numerosi studi sulla produzione e sull’applicazione di tali campioni, il loro utilizzo in condizioni di ripresa identiche a quelle dell’opera presenta spesso difficoltà legate alla struttura e alla disposizione.

Inoltre, la realizzazione di un campione di riferimento cromatico sistematico richiede la concentrazione di un’ampia varietà di materiali pittorici su un unico supporto, comportando un aumento delle dimensioni e dei tempi di produzione. Per questi motivi, l’adozione diffusa di tali campioni è ancora limitata nella pratica corrente.

Questo studio esamina un metodo di realizzazione e applicazione di un campione di riferimento cromatico che migliori la praticità in fase di ripresa, risolvendo nel contempo le problematiche strutturali. I risultati ottenuti dimostrano la validità del campione come nuovo strumento di riferimento per la fotografia di indagine, che si propone quindi in questa sede.

Contesto

Il campione di riferimento cromatico (color chart) sviluppato in questo studio è stato concepito per l’analisi comparativa di dipinti a olio, con l’obiettivo di essere applicato in indagini ottiche multispettrali che comprendono sia lo spettro visibile sia le lunghezze d’onda non visibili. In quest’ottica, sono stati esaminati i problemi riscontrabili durante le diverse modalità di ripresa ottica.

In particolare, durante la ripresa di informazioni reattive alla luce di eccitazione proveniente da regioni non visibili dello spettro (ad esempio, ultravioletto o infrarosso), spesso emergono problematiche non rilevabili a occhio nudo. Ad esempio, se nel campione cromatico viene utilizzato un materiale di supporto che reagisce fortemente alla luce di eccitazione, questo può interferire con le risposte dei materiali pittorici e alterare la resa visiva dell’opera stessa.

Nelle riprese in fluorescenza UV, possono verificarsi fenomeni come la riflessione eccessiva di luce visibile non correlata alla fluorescenza o la comparsa di striature luminose nell’immagine. Tali effetti si accentuano in caso di esposizione prolungata. Nei campioni realizzati su supporto cartaceo – utilizzati per il confronto con dipinti giapponesi o ad acquerello – l’esposizione dei margini del supporto può provocare riflessioni di luce visibile superiori alla debole fluorescenza dei pigmenti, generando aloni (halation) che impediscono una corretta osservazione e documentazione.

Tali interferenze possono verificarsi anche quando materiali con forte fluorescenza sono presenti attorno ai campioni, non solo in presenza di carta. Nelle riprese all’infrarosso, la presenza di materiali fortemente riflettenti ai margini può alterare i risultati, superando la risposta dei pigmenti. Anche materiali scuri o neri, che non causano interferenze nelle riprese nel visibile o in fluorescenza UV, possono riflettere fortemente nell’infrarosso.

Per affrontare queste problematiche, il campione sviluppato in questo studio è stato progettato in modo da evitare esposizioni di aree non rilevanti all’interno del campo di ripresa, utilizzando un materiale di supporto che non reagisce in modo significativo alle lunghezze d’onda non visibili, così da minimizzare le interferenze durante la ripresa multispettrale.

Schema 1.

La figura sopra mostra la disposizione dei materiali cromatici su ciascun campione di riferimento cromatico (color chart). Al centro (a) è collocato il colore base oggetto di indagine, mentre le aree circostanti includono miscele di tale colore con pigmenti neri rappresentativi (b, c) e pigmenti bianchi (d, e, f). Il rapporto di miscelazione tra il colore a e i pigmenti aggiunti è stato fissato, salvo eccezioni, in 3:1. I materiali selezionati comprendono pigmenti e coloranti impiegati storicamente, dal periodo classico a quello contemporaneo. In considerazione del confronto con i campioni di riferimento cromatico dell’OPD, sono stati utilizzati pigmenti forniti dalla ditta Zecchi (Italia), con stand oil come legante. Ogni campione è stato realizzato su un supporto indipendente di 6 × 4,5 cm² e può essere liberamente selezionato e disposto a seconda delle esigenze di documentazione o analisi.

schema 2

La figura sopra mostra una sezione trasversale della struttura del campione di riferimento cromatico (color chart). Lo strato superiore (1), composto da pigmento e legante, è applicato uniformemente sul supporto A, una tela. Per garantire un’ampia applicabilità nelle indagini comparative, è stata scelta una tela commerciale standard per pittura a olio. Al fine di verificare la trasparenza all’infrarosso della superficie campione, sulla tela sono state tracciate linee con matita e carboncino, materiali comunemente utilizzati per il disegno preparatorio. Come supporto B è stato utilizzato un cartoncino neutro di colore scuro, per agevolare la manipolazione durante le riprese e ridurre i rischi per l’opera. Dopo l’asciugatura, ciascun campione è stato incollato al supporto, al fine di prevenire interferenze fisiche o chimiche con i campioni adiacenti.

Dopo la realizzazione del color chart, sono state effettuate riprese nelle seguenti modalità: luce visibile, fluorescenza UV, UV riflessa, infrarosso riflesso, falso colore IR, e falso colore UV multispettrale [*3]. I dati acquisiti sono riportati nella parte inferiore.

Contesto e verifica delle ricerche precedenti

Nel corso delle ricerche che hanno portato a questo studio, abbiamo riprodotto diversi campioni di riferimento cromatico pubblicati in passato e raccolto dati di ripresa utilizzandoli. Tra questi, la fonte di riferimento principale è stata un articolo pubblicato nel n. 8 del Bollettino annuale del restauro dell’Opificio delle Pietre Dure (OPD) di Firenze, edizione del 1996, relativo alla realizzazione di campioni di riferimento cromatico a base di materiali pittorici destinati a indagini ottiche[*1].

I campioni presentati in quell’articolo ricostruiscono sistematicamente i materiali e le tecniche impiegate nella pittura tradizionale italiana. La raccolta include pigmenti applicati con leganti a base di olio siccativo e tempera all’uovo, nonché diversi leganti e materiali di restauro. Comprende circa 500 campioni, tra cui configurazioni di pigmenti mescolati o stratificati con i leganti. Abbiamo riprodotto questi campioni di riferimento cromatico ed effettuato riprese ottiche impiegate nel settore della conservazione e del restauro, raccogliendo i relativi dati fotografici [*2] [*3].

Durante il processo di riproduzione, sono emerse alcune problematiche tecniche. I campioni OPD sono disposti in dieci materiali diversi su un supporto ligneo tradizionalmente preparato, ma l’applicazione precisa dei materiali all’interno dei rispettivi settori si è rivelata complessa. Inoltre, durante l’essiccazione, le differenze nell’assorbimento del legante e nella velocità di asciugatura hanno provocato interferenze e contaminazioni tra i materiali adiacenti. La realizzazione di campioni su un unico supporto, senza spazi intermedi, comporta vincoli tecnici e temporali, richiedendo molto tempo per essere completata.

Inoltre, poiché lo stato dei materiali cambia con l’invecchiamento naturale, è preferibile che l’applicazione dei campioni avvenga in tempi ravvicinati. Anche una composizione ben strutturata su un unico supporto può risultare inadatta, a seconda delle opere oggetto di confronto, e richiede una superficie estesa nell’inquadratura, limitandone così la versatilità.

Infine, poiché i campioni OPD sono progettati secondo le tecniche della pittura classica italiana, si è rilevato che la loro applicazione come indicatori risulta limitata per le opere esaminate nel contesto giapponese.

Alla luce di queste considerazioni, il presente studio ha adottato un sistema modulare (vedi Schema 1), in cui ogni materiale (colorante) è strutturato come unità indipendente. Questo approccio ha permesso di superare le problematiche tecniche riscontrate durante la produzione dei campioni e di ottenere maggiore flessibilità nella selezione e disposizione dei materiali più adatti all’opera da analizzare al momento della ripresa.

Schema 3. Schema di disposizione dei materiali coloranti del campione di riferimento cromatico

Per i campioni di riferimento cromatico realizzati in questo studio, sono stati selezionati quindici colori di base comunemente impiegati nelle tecniche pittoriche tradizionali. Ogni campione è stato realizzato secondo la struttura mostrata nello Schema 1. Si segnala che i campioni dei pigmenti neri e bianchi presentano una configurazione diversa, pertanto la disposizione delle mescolanze è illustrata nella figura a sinistra.

I risultati delle riprese hanno confermato l’efficacia dei campioni come indicatori di riferimento. In futuro, è prevista la realizzazione di una serie sistematica di campioni di riferimento cromatico che comprenda materiali pigmentari dall’arte classica a quella contemporanea.

Poiché le combinazioni e le stratificazioni dei pigmenti nelle tecniche pittoriche sono molteplici, intendiamo aumentare le varianti testando la validità dei campioni come indicatori. Oltre ai colori ad olio realizzati con leganti a base di oli siccativi utilizzati in questa ricerca, è prevista anche la realizzazione di campioni con leganti idrosolubili.

Considerando che le informazioni di risposta dei campioni potranno variare nel tempo a causa dell’invecchiamento, si procederà con riprese periodiche per documentare il processo di trasformazione. In parallelo, attraverso il confronto diretto con le opere oggetto di studio, sarà possibile perfezionare la struttura e la composizione dei campioni, aumentando così la loro efficacia come riferimento.

P104-VIS

Figura 1. Immagine in luce visibile

P104-UVF

Figura 2. Immagine in fluorescenza ultravioletta

P104-UVR

Figura 3. immagine in ultravioletto riflesso

P104-IR

Figura 4. immagine in infrarosso riflesso

P104-CIR

Figura 5. immagine in falso colore IR

P104-MultiUVFC

Figura 6. Immagine a falsi colori multispettrale ultravioletta

ImmagineFiltro utilizzatoFonte di luce
Figura 1. Immagine in luce visibileB+W UV/IR-CUTProfoto Pro 5 PB head 1500W: x2
Figura 2. Immagine in fluorescenza UVKodak Wratten No.12 + B+W UV/IR-CUTToshiba FL20S BLB 20W: x4
Figura 5. Immagine in falso colore UVB+W UV/IR-CUT (componente visibile)Profoto Pro 5 PB head 1500W: x2
Hoya U-360 (componente UVToshiba FL20S BLB 20W: x4
Figura 6. Immagine in falso colore IRB+W UV/IR-CUT (componente visibile)Profoto Pro 5 PB head 1500W: x2
Kodak Wratten No.87 (componente IR)

Kodak DCS760/ Tochighi Nikon UV 105 mm *

Il presente articolo si basa sulla ricerca intitolata “Proposta di una nuova carta dei colori come indicatore per la fotografia di indagine,” presentata durante la sessione poster al 32° Convegno Annuale della Società Giapponese per la Conservazione dei Beni Culturali (12–13 giugno 2010, Centro Congressi Nagaragawa). È stato ristrutturato e pubblicato dall’autore per scopi informativi non commerciali.

riferimento bibliografico

  1. Aldrovandi, A., Buzzegoli, E., Keller, A., Kunzelman, D.
    Il falso d’autore indagato con tecniche non invasive. Rapporto preliminare sulle indagini svolte in Santa Maria della Scala di Siena durante la mostra “Falsi d’autore”, OPD Restauro, No. 17, 2005, pp. 265–272.

  2. Hamaya, S., Fukasawa, K., Matsuzaki, M.
    A Practical Color Reference Sample for Optical Analysis,” Proceedings of the 29th Annual Meeting of the Japan Society for the Conservation of Cultural Property, 2007.

  3. Hamaya, S.
    “Proposal of a Pseudo False Color Image Based on Ultraviolet Fluorescence and Multispectral Imaging,” Proceedings of the 31st Annual Meeting of the Japan Society for the Conservation of Cultural Property, 2009.

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